La nuova Miss Italia è diventata un’icona dell’estrema destra transfobica, suo malgrado - Facta
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La nuova Miss Italia è diventata un’icona dell’estrema destra transfobica, suo malgrado

Di Leonardo Bianchi

Lo scorso 22 settembre si è tenuta la 78esima edizione di Miss Italia, in cui ha vinto la 24enne senese Ofelia Passaponti.

Rispetto al passato, il concorso di bellezza ha ormai poca rilevanza culturale e si svolge in tono minore: la Rai non lo trasmette più dal 2012 per «ragioni editoriali» (anche se nel 2023 si è ipotizzato un possibile ritorno sulla televisione pubblica). Nel 2018, la finale è andata in onda su La7 ma ha raggiunto solo il 4,9 per cento di share.

Negli ultimi anni, inoltre, Miss Italia è stata oggetto di diverse critiche. Per la giornalista Silvia Bombino, ad esempio, si tratta di una competizione che veicola un «concetto tossico di bellezza» e contribuisce all’oggettificazione delle donne. Secondo la scrittrice Jennifer Guerra, il problema sono proprio i concorsi di bellezza in sé: «sono nati in un’epoca in cui l’unico ruolo delle donne era quello di essere dei soprammobili da ammirare, e oggi questo metro di giudizio non ha più motivo di esistere».

Nel 2023 aveva fatto discutere una dichiarazione dell’organizzatrice Patrizia Mirigliani – figlia dell’inventore di Miss Italia, Enzo Mirigliani – a proposito della possibile partecipazione di persone transgender. «Nel mio regolamento non ho ancora aperto alle transgender, poiché ritengo che debbano essere nate donne», aveva detto. Per protestare contro questa affermazione Federico Barbarossa, un ragazzo transgender e attivista dell’associazione LGBTQIA+ Mixed di Bari, si era provocatoriamente iscritto al concorso, essendo stato «assegnato al genere femminile alla nascita».

Insomma: Miss Italia è percepito da settori dell’opinione pubblica come un qualcosa di superato, anacronistico o semplicemente poco interessante. E probabilmente, è proprio per questi motivi che ultimamente è apprezzato da persone di estrema destra o che hanno posizioni omolesbobitransfobiche.

Su X e Telegram, in particolare, la vittoria di Passaponti è stata interpretata come una sorta di «vendetta» nei confronti di una presunta «dittatura del politicamente corretto», che imporrebbe modelli «contro natura» e impedirebbe a chi è contrario di esprimersi in materia.

In un tweet che ha raccolto oltre tremila like, ad esempio, si legge che «la corona di Miss Italia non l’ha vinta un’immigrata, una curvy, una trans, né una principessa di colore della Disney né un pugile algerino [il riferimento transmisogino è alla pugile Imane Khelif]. […] Sia lodato Gesù Cristo».

Un altro sostiene che a Miss Italia abbia trionfato la «vecchia normalità», e che «non era così scontato che fosse una donna, che fosse caucasica, italiana con un nome italiano» – come se, per l’appunto, al concorso di bellezza potessero partecipare persone transgender.

Un altro utente ha scritto che Ofelia Passaponti è «una ragazza ITALIANA, con cromosomi XX (triste che in questa epoca idiota bisogna specificarlo), etero, bianca», aggiungendo poi che incarna «tutto ciò che i compagni odiano».

Le qualità della 24enne vengono elogiate anche in altri post. «Bella, autoctona, trattosomaticamente a posto, donna vera», recita uno. «Italiana al 100%, senza tatuaggi, senza chirurgia plastica, rappresenta esattamente la bellezza femminile mediterranea, ma sicuramente cercheranno di trovarle dei difetti», spiega un altro.

E ancora: «La più bella d’Italia è Ofelia Passaponti di Siena, è bianca, italiana, non ha il pisello, è una Donna VERA (XX), e rappresenta in pieno l’italianità», ha scritto un’utente.

Contrariamente a quanto paventato dai post menzionati, la vittoria di Passaponti non ha però generato alcuna polemica; né tanto meno la donna è stata criticata per il suo aspetto, la sua nazionalità o la sua identità di genere.

Questi utenti hanno pertanto inventato uno scenario inesistente, per poi lamentarsi di tale scenario. È una specie di materializzazione del meme «man invents fictional scenario and then gets angry about it», traducibile come “un uomo si inventa uno scenario fittizio e poi si arrabbia”.

Ma non solo: è anche e soprattutto una strategia comunicativa dell’estrema destra piuttosto collaudata. Dietro a teorie del complotto razziste come la «sostituzione etnica», ad esempio, ci sarebbe un progetto di sterminio inesistente ai danni delle «popolazioni autoctone», cioè quelle bianche e cristiane.

Più recentemente, come abbiamo analizzato in questo articolo, una campagna partita dal Regno Unito sta provando a far credere all’opinione pubblica che «l’uomo bianco» sia sotto attacco e che i suoi diritti siano in pericolo – quando ovviamente non è così.

Sebbene i nemici siano in larga parte immaginari, gli effetti nei confronti dei bersagli sono comunque reali. E anche un concorso di bellezza può diventare l’occasione perfetta per prendere di mira le persone transgender e razzializzate, nonché le comunità marginalizzate e i propri avversari politici.

Immagine di copertina via Facebook/Miss Italia

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