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Questo articolo ha più di 39 mesi

Ciò che di sbagliato (e ascientifico) è stato detto sui vaccini

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18 agosto 2021
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Oltre un anno fa, a inizio pandemia, qualche commentatore aveva detto che con la Covid-19 gli antivaccinisti erano spariti o, perlomeno, si erano zittiti. Previsione delle più sbagliate: in otto mesi di campagna vaccinale, la disinformazione sui vaccini in Italia è stata intensissima.

Niente di nuovo sotto il sole, l’antivaccinismo è un fenomeno antico tanto quanto i vaccini. Anche se l’esitazione vaccinale in Italia non è particolarmente alta, e al momento non sembra quindi essere il principale collo di bottiglia per la campagna vaccinale, la cattiva informazione fatta attorno e sui vaccini ha comunque un effetto misurabile sulla propensione a vaccinarsi, inducendo timore e confusione.

Facciamo una carrellata dei principali filoni di disinformazione sui vaccini di questi mesi, e del perché non va presa sul serio: un piccolo riassunto che può essere utile nelle chiacchierate con gli amici e i vicini di ombrellone e che ci dimostra quanto siano ascientifiche tante storie sentite negli ultimi mesi.

Che cosa c’era in quel vaccino? Da Lucifero al grafene

Quante volte abbiamo sentito dire da chi è scettico che «non si sa cosa c’è dentro» ai vaccini? In realtà che cosa c’è dentro si sa, basta leggere le schede informative e, al limite, approfondire le tecnologie usate. Fondamentalmente si tratta del principio attivo del vaccino (mRna racchiusi in nanoparticelle o vettori virali) e alcuni ingredienti secondari, come sali o zuccheri, necessari per stabilizzare il principio attivo. Tutti componenti che, a dispetto di alcune ipotesi circolate sui social media, non sono tossici.

Numerosi contenuti di disinformazione, invece, vorrebbero stipare i vaccini con le cose più svariate, a prescindere da quale senso avrebbero questi presunti componenti segreti. Già a giugno 2020 infatti, mesi prima che venissero approvati i primi vaccini contro la Covid-19, circolavano liste di ingredienti bizzarri, ovviamente fasulle. Tra questi c’erano cellule geneticamente modificate, magari addirittura provenienti da feti abortiti: è vero che nel processo di produzione dei vaccini possono essere usate linee cellulari coltivate in provetta, ma queste non finiscono mai nel prodotto finito.

I più originali hanno addirittura invocato un ingrediente “satanico”: la luciferina. A dispetto del nome, questa sostanza naturale non ha nulla a che fare con l’inferno e invece serve a emettere luce (cosa che accade, ad esempio, nelle lucciole). In ogni caso la luciferina non è presente nei vaccini, anche se può servire a chi li studia a scopo di ricerca.

Di recente invece è in voga la teoria, basata su un’analisi al microscopio priva di ogni rigore scientifico, secondo cui nei vaccini ci sarebbe ossido di grafene. È interessante notare che, in effetti, questo composto è stato preso in esame da alcuni ricercatori per essere usato nei vaccini, ma al momento non esiste alcuna prova che sia presente nei vaccini contro la Covid-19. Né, se ci fosse, ci sarebbe motivo di nasconderlo (a meno di non voler credere a fiction completamente inventate che giocano sulla teoria del Grande Reset).

Microchip, magneti e bluetooth: i vaccini danno superpoteri?

Di tutti i componenti segreti che sarebbero presenti nei vaccini, il più celebre non è una sostanza chimica ma una tecnologia: i famigerati microchip. Microchip di cui circola online perfino uno schema (che però è quello di un distorsore per chitarra elettrica). O, secondo altri, addirittura un sistema operativo capace di «hackerare le funzioni biologiche» (in effetti Moderna l’ha detto davvero, ma era solo una metafora). In ogni caso, questa misteriosa tecnologia consentirebbe ai vaccinati di acquisire i più bizzarri superpoteri. Primo fra tutti, e così discusso da essere ormai al confine tra disinformazione e meme virale, quello del magnetismo al braccio dove si è ricevuta l’iniezione, capace di far attaccare al nostro corpo monetine o cucchiaini – peccato in realtà sia solo il sudore un po’ appiccicaticcio sulla nostra pelle. Effetto collaterale più che tollerabile, forse, se in cambio si riceve la possibilità di connettersi direttamente a Internet o a dispositivi Bluetooth: certo, al prezzo di essere perennemente tracciati online (e di far suonare il metal detector in aeroporto). Tutto completamente falso, ovviamente.

A titolo di curiosità, è vero che sono stati sviluppati di recente microchip talmente piccoli da essere iniettabili. Finora al massimo servono a monitorare la temperatura interna di un topo di laboratorio, e non comunicano con le onde radio: serve appoggiare al corpo una sonda a ultrasuoni, come quella che si usa per le ecografie. Non molto comoda, come tecnologia per spiarci a distanza.

Tutti i malanni che (non) ci fa venire il vaccino

I vaccini, per quanto non esenti in assoluto da rischi, sono tra gli interventi medici più sicuri esistenti. Questo fatto accertato non ha però intimidito la disinformazione sul tema.

Non importa se i dati oggi dimostrano che, al netto di rarissimi effetti collaterali, i vaccini contro la Covid-19 sono sicuri ed efficaci: la scorretta informazione ha trasformato il vaccino nella presunta causa delle condizioni mediche più disparate. Da infertilità e aborti spontanei, al rischio di contrarre il virus Hiv, alle malattie neurodegenerative: tanto che si è perfino letto in giro che i vaccinati non potrebbero donare il sangue. E un premio Nobel, sia pure senza alcun dato a supporto, ha perfino vagheggiato che, se non farà male a noi oggi, chissà che non faccia male alle generazioni future. La causa? Secondo molti (inclusa la deputata Sara Cunial) sarebbe nella proteina Spike, che sarebbe pericolosissima, anzi un’arma biologica, anche se il vaccino ne induce la produzione di minuscole quantità, ben inferiori al livello che la renderebbe tossica. Oppure perché il vaccino stesso ci renderebbe una fabbrica di virus patogeni. Tutto senza la minima prova scientifica, al massimo stiracchiate e poco informate elaborazioni teoriche. Ma intanto sale la paura, una delle principali cause dell’esitazione nel vaccinarsi.

C’è anche chi pretende di basarsi sui dati, interpretando le tabelle della sorveglianza vaccinale come le prove di una catastrofe sanitaria con migliaia di morti e di effetti collaterali. Inutile insistere ulteriormente su questa lugubre e falsa litania, purtroppo ripetuta spessissimo dalla disinformazione negli ultimi mesi. Meglio invece informarsi su come interpretare correttamente i dati della sorveglianza sui vaccini.

Vaccinarsi funziona, ma la disinformazione non lo sa

Il vaccino non farà male, ma siamo sicuri che faccia bene? Sì, ne siamo sicuri: oggi abbiamo numerosi dati da vari Paesi che confermano oltre ogni dubbio l’efficacia dei vaccini contro la Covid-19. Dati che la disinformazione sui vaccini preferisce non vedere, insinuando invece il dubbio che siano del tutto inutili o addirittura peggiorino l’andamento e le conseguenze pandemia. Spesso, va detto, anche facendosi forte di articoli apparsi davvero su riviste mediche, ma facili da interpretare male senza le opportune conoscenze. Come in questo caso, in cui un paradosso ipotetico apparso su una rivista di medicina è diventato la “prova” che i vaccini avrebbero un’efficacia del 19 per cento, o questo, in cui un parametro di efficacia è stato poi propagandato come un altro, portandoci fuori strada. Secondo altri, nessuno si sarebbe preso la briga di controllare se i vaccini inducono la produzione di anticorpi: non solo ovviamente è stato fatto, ma sono test di routine.

Addirittura, numerosi contenuti di disinformazione hanno postulato che i vaccini peggiorino la Covid-19 o aumentino la probabilità di decesso: anche qui si tratta, come spesso accaduto in questi mesi, di ipotesi mediche prive di dati a supporto o di dati interpretati in modo parziale e fuori contesto.

Più di recente, con l’avanzare della campagna vaccinale, sono saltate fuori notizie di focolai di Covid-19 anche tra vaccinati, che subito sono state interpretate come prova che i vaccini «fanno acqua», mentre in realtà, guardando ai numeri, confermano ulteriormente la loro efficacia. Nessun vaccino infatti protegge al 100 per cento: ma tutti riducono molto la probabilità di infettarsi e la gravità dei sintomi.

Infine, un ulteriore spauracchio: che i vaccini favoriscano la comparsa di virus super resistenti che peggioreranno irrimediabilmente la pandemia. Sappiamo per certo che le varianti finora discusse non si sono evolute a causa dei vaccini – un equivoco in cui è caduto perfino il consulente del ministero della Salute, Walter Ricciardi – e gran parte degli scenari catastrofici di resistenza al vaccino finora paventati non hanno alcuna prova scientifica. C’è un piccolo fondo di verità, però: se continuiamo a far girare il virus e non vacciniamo abbastanza, è davvero possibile che nascano varianti più resistenti ai vaccini, come hanno avvisato a luglio 2021 numerosi ricercatori. La soluzione però, come dicono gli stessi medici e scienziati, non è certo smettere di vaccinare: al contrario, è importante concludere la campagna di vaccinazione il più rapidamente possibile, per vincere la gara tra noi e l’evoluzione del virus.

La terapia genica che non c’è

La tecnologia dei vaccini a mRna non è mai stata adottata in massa prima della pandemia, e questo può indurre alcuni timori. Molta disinformazione ha cercato di dipingere i vaccini a mRna come una forma di terapia genica, che altererebbe il nostro genoma causando possibili danni o modificando comunque il nostro Dna: insomma, non un vaccino ma una strategia per renderci tutti degli organismi geneticamente modificati.

In realtà i vaccini a mRna sono, è vero, una tecnologia innovativa, ma studiata in laboratorio da molto tempo perché promette di rendere i vaccini più sicuri e facili da produrre. Uno dei rischi che elimina è proprio quello di alterare il genoma, in quanto l’mRna iniettato non si avvicina mai al nucleo delle cellule (e no, studi recenti non dimostrano il contrario). L’mRna contiene, è vero, un’informazione genetica, ma in una forma poco stabile, che il nostro corpo distrugge dopo pochissimo tempo senza lasciare traccia. Se non, appunto, l’immunità.

In conclusione

Negli ultimi mesi la scorretta informazione fatta sui vaccini ha cercato di smontare la fiducia del pubblico in ogni modo possibile: mettendone in dubbio la sicurezza e l’efficacia, spargendo false voci sul loro contenuto e addirittura presentando i vaccini come uno stratagemma tecnologico di controllo tramite microchip. Nessuna di queste informazioni è risultata vera o realistica, di fronte al confronto con i dati scientifici correttamente interpretati.

Questo però non necessariamente convince tutti noi: la disinformazione del resto è insidiosa per tutti, perché riesce a fare presa sulle falle della nostra psicologia. La realtà, inoltre, a volte è incredibile: è stupefacente, infatti, che un paio di piccole iniezioni possano essere lo scudo contro la più grande crisi sanitaria degli ultimi cento anni. Eppure la scienza e i dati concreti dimostrano ogni giorno che è vero: i vaccini contro la Covid-19, come gli altri, salvano le nostre vite e quelle di chi ci sta vicino. E contro la disinformazione? Per quella un vaccino non c’è ancora, ma ci sono alcuni consigli che ci aiutano a scegliere a chi (non) credere.

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